INDOTTO ACCIAIO, LE PROPOSTE DI CONFINDUSTRIA

09 Febbraio 2024 |

Mentre proseguono le interlocuzioni quotidiane fra il Presidente di Confindustria Taranto Salvatore Toma e il Mimit e Medio Credito Centrale volte a uscire dall’emergenza che investe le aziende dell’indotto ex Ilva, Confindustria Taranto avanza i possibili correttivi al DL 4/2024 e da Confindustria nazionale il Presidente Bonomi afferma a chiare lettere “tutelare un pezzo importante dell’economia del Mezzogiorno e inserirlo in una visione chiara sulla politica industriale e sulla competitività del Paese”.

E’ una corsa contro il tempo quella che nelle ultime settimane vede impegnata Confindustria Taranto nella definizione del percorso più utile per traguardare l’emergenza delle aziende dell’indotto.

Mentre proseguono, in particolare, le quotidiane interlocuzioni fra il Presidente Salvatore Toma, il Mimit e Medio Credito Centrale al fine di tentare tutte le strade possibili prima dell’avvio della procedura di amministrazione straordinaria, forti preoccupazioni vengono espresse da Confindustria Taranto in merito alla mancanza di collaborazione nella trasmissione di documentazioni che il management aziendale starebbe adottando proprio nella delicatissima fase che precede l’apertura della procedura.

“Se questo approccio fosse confermato – dichiara il Presidente Toma – costituirebbe un chiaro segnale di ostruzionismo gravissimo proprio ai fini della tutela delle aziende creditrici. Diamo atto al Governo del forte impegno profuso in questo momento così critico e auspichiamo in un clima di maggiore collaborazione”.

Da Confindustria nazionale, intanto, arrivano chiare le affermazioni – rese nel corso di audizione parlamentare – del Presidente Carlo Bonomi. Occorre, dice “tutelare un pezzo importante dell’economia del Mezzogiorno e inserirlo in una visione chiara sulla politica industriale e sulla competitività del Paese”.E ancora: “Il primo tema da affrontare riguarda la decarbonizzazione e la sostenibilità ambientale della produzione di acciaio a Taranto. Le soluzioni tecnologiche non mancano, occorre decidere e investire”.

Il vertice degli industriali, inoltre, nel riconoscere al Governo “misure contenute nel decreto che vanno nella giusta direzione”, ha avanzato alcune osservazioni tese a meglio precisare gli strumenti da adottare e la loro applicazione: le stesse ribadite da Confindustria Taranto, in un incontro tecnico tenuto nei giorni scorsi in Camera di Commercio e volto proprio a stabilire le priorità da portare all’attenzione del Governo.

Presenti il Presidente della sezione metalmeccanica e navalmeccanica Pasquale Di Napoli, il Presidente Ance Taranto Fabio De Bartolomeo e il Direttore di Confindustria Mario Mantovani, le proposte degli industriali sono state poche e circostanziate ma fondamentali ai fini della salvaguardia della platea di aziende creditrici. Intanto, fondamentale – è stato detto - rimane la definizione di “aziende dell’indotto”, questione già posta, fra le altre, dal Presidente Toma in fase di audizione alla Commissione industria del Senato e che dovrà obbligatoriamente contemplare in sé le piccole, medie e grandi aziende, tutte a vario titolo coinvolte nella filiera dell’acciaio, indipendentemente dai comparti serviti (area a freddo o a caldo, impianti strategici e non). Come seconda istanza, in riferimento all’art.1 del DL 4/2024, , sono stati sottolineati i ristretti margini entro i quali andrebbero a identificarsi le aziende fornitrici per l’accesso alla garanzia del Fondo (di cui al decreto del 30 giugno 2023), che prevedono infatti quali beneficiarie dello stesso solo le imprese che abbiano prodotto negli ultimi due esercizi oltre il 50% del fatturato riferito al lavoro svolto nello stabilimento siderurgico. Un limite ritenuto da Confindustria eccessivamente ampio nella cui forbice rientrerebbero pochissime aziende, anche alla luce dei processi di diversificazione portati avanti negli ultimi anni dalle stesse proprio per affrancarsi dalla monocultura dell’acciaio.

Terza istanza, la prededucibilità prevista solo per quelle aziende che hanno assicurato la continuità produttiva “resa senza soluzione di continuità” di cui all’art. 2 del DL, che creerebbe, anche in questo caso, una ulteriore strettoia per quelle imprese che, non volontariamente ma a causa di assenza di liquidità, non hanno potuto assicurare le loro prestazioni nelle condizioni previste.

Come quarta e ultima istanza, non meno importante ma conseguenziale alle precedenti, Confindustria Taranto ha posto l’accento sulla possibilità per le aziende, più volte richiamata anche in sede di audizione, di poter accedere alla cessione dei crediti “pro soluto” – con garanzia Sace – a Medio Credito Centrale o ad altri istituti bancari. Una opportunità che, pur costituendo oggetto di discussione quale possibile exit strategy per le aziende creditrici (anche in forza del comma 2 dell’Art.3, che stabilisce la non revocabilità dei crediti riscossi nei tempi antecedenti alla procedura ), non viene di fatto esplicitata, né accennata, in alcun passaggio del decreto.

Fin qui le proposte di Confindustria Taranto, che ha inoltre condiviso alcune istanze prodotte dal tavolo, a cui erano presenti sindacati, Confartigianato e Casartigiani. Prima fra tutte, la necessità (già avanzata da Confindustria Taranto al Prefetto) di istituire un tavolo permanente fra tutti gli attori territoriali per monitorare i processi di sviluppo della vicenda ex Ilva e poter condividere prospettive di politica industriale, ambientale e quindi di rilancio socio-economico dell’intera comunità jonica, le cui sorti passano da sempre anche attraverso quelle dello stabilimento siderurgico.  

Taranto, 9 febbraio 2024                                                   Confindustria Taranto